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I luoghi della resistenza PDF Stampa E-mail
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Scritto da Paolo    venerdì 08 giugno 2007

Tra il settembre 1943 e l’aprile 1945 il Verbano Cusio Ossola visse pagine importanti nella storia della Resistenza italiana. La vicinanza con la Svizzera, terra di rifugio per perseguitati politici e razziali, il rilievo economico delle centrali idroelettriche e la presenza di industrie belliche “sfollate” fecero di questa terra di confine un luogo strategico nello scacchiere della Lotta di Liberazione. Subito dopo l’8 settembre 1943 si costituirono sui monti del Verbano Cusio Ossola formazioni partigiane formatesi con differenti motivazioni, ma accomunate dalla lotta al fascismo e all’occupazione nazista. I partigiani, protetti e nutriti dalla montagna, scrissero pagine alte e di limpido valore morale nel grande libro della Resistenza. L’insurrezione di Villadossola, il sacrificio di Filippo Maria Beltrami, il rastrellamento del giugno 1944 e l’eccidio di Fondotoce, l’esperienza liberatoria e salvifica della Repubblica dell’Ossola furono momenti costitutivi del riscatto e di una nuova identità nazionale. Oggi, camminando nella storia e nella memoria, è possibile ripercorrere i luoghi dei partigiani, una forma di turismo etico alle origini dell’Italia democratica e repubblicana.


Giugno 1944: il rastrellamento della Val Grande
Il rastrellamento della Val Grande, un vasto territorio alpino tra il Verbano e l'Ossola, rimane ancora oggi impresso nella memoria storica delle popolazioni locali come uno degli eventi più tragici della Resistenza. Dall’11 giugno al 1° luglio 1944 l’operazione, coordinata dal comando SS di Monza, tese ad annientare la formazione partigiana attestata nella zona: il Valdossola di Dionigi Superti, coinvolgendo anche la Cesare Battisti e la Giovane Italia. Per venti giorni parecchie migliaia di soldati tedeschi e fascisti (con l’appoggio di aerei, blindati e artiglieria pesante) braccarono circa 500 partigiani, molti dei quali disarmati. Il rastrellamento vide atti di estrema ferocia da parte dei reparti speciali antiguerriglia delle SS con torture, fucilazioni sommarie di civili, partigiani gettati vivi dai dirupi. Alla fine del rastrellamento si contarono circa 300 partigiani morti, 208 baite e stalle incendiate in Val Grande e Val Pogallo; 50 case danneggiate o distrutte dai bombardamenti a Cicogna. Dopo il rastrellamento, il comandante Mario Muneghina  si stacca dalla “Valdossola” e costituisce la brigata garibaldina Valgrande Martire.
Vittime del rastrellamento non furono solo le formazioni partigiane, ma anche pastori e alpigiani, perfino un bambino di 12 anni, che pagarono con la vita e la distruzione di stalle e alpeggi l’appoggio dato alla Resistenza.
Oggi i monti della Val Grande sono tutelati come Parco Nazionale, l’area wilderness più grande delle Alpi.
Info: Ente Parco Nazionale ValGrande tel. 0323 557960 www.parcovalgrande.it  e-mail: Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo


20 giugno 1944: l’eccidio di Fondotoce
La mattina del 20 giugno 1944, alcuni partigiani catturati durante il rastrellamento della Val Grande vengono prelevati dalle cantine dell’asilo di Malesco, caricati su un camion e condotti nei sotterranei di Villa Caramora a Intra, sede del comando SS. Dopo ore di sevizie e torture, verso le 15,00, 41 partigiani, più il gappista Marino Rosa di Intra e una donna Cleonice Tomassetti, vengono fatti sfilare incolonnati da Intra a Fondotoce. Le strade sono deserte, le persiane chiuse, la città è silenziosa. In testa alla “colonna” con Cleonice due partigiani sono costretti a portare un cartello con la scritta: “Sono questi i liberatori d’Italia oppure sono i banditi?”; di seguito vi è Ezio Rizzato della formazione partigiana Valdossola. La marcia dei prigionieri si conclude a Fondotoce sulla riva del canale che mette in collegamento il lago di Mergozzo con il Lago Maggiore, nel luogo di fronte al presidio assaltato dai partigiani comandati da Mario Muneghina, ove erano stati catturati e fatti prigionieri oltre 40 fascisti. I martiri a tre a tre vengono uccisi dal plotone di esecuzione. Un ufficiale tedesco spara a ciascuno un colpo alla nuca. Si salva solo il partigiano diciottenne Carlo Suzzi, ferito e coperto dai cadaveri dei compagni. A sera verrà raccolto dalla popolazione di Fondotoce, curato e messo in salvo. Riprenderà a combattere da partigiano fino alla Liberazione con il nome di Quarantatrè.


Ribelli per amore
26 giugno 1944   Alberto (Eugenio Cefis) e Marco (Alfredo Di Dio) esaminano l'entità delle forze partigiane in Ossola: la formazione Di Dio nata nell'ottobre '43 a Massiola, apolitica, composta da circa 500 uomini; il gruppo comandato da Bruno Rutto in Val Strona composto da circa 350 uomini; il gruppo comandato da Superti sulla riva sinistra della Toce con meno di 200 uomini ed alcuni reparti della costituenda 2' divisione Garibaldi tra la Valsesia e l'Ossola, passata poi al comando di Iso (Aldo Aniasi); scarse le opere di fortificazione e di difesa, salvo quelle della punta di Migiandone.  Il rastrellamento di giugno aveva portato ad un forte sbandamento dei resistenti, perciò si decise di organizzarsi in "Divisione" per occupare l'intera vallata dalla Svizzera ad Ornavasso, secondo le direttive del CLN. Nacque così la Divisione “Valtoce”, con sede del comando di Alfredo Di Dio al Boden di Ornavasso. La Valtoce diede un forte contributo alla liberazione ed alla difesa del territorio: Alfredo Di Dio con Dionigi Superti, comandante del Valdossola, firmò la resa di Domodossola da cui nacque la splendida esperienza dei quaranta giorni di libertà della Repubblica dell'Ossola. Tuttavia la violenza degli attacchi nazifascisti impose il ripiegamento ed Alfredo Di Dio cadde a Finero in una tragica imboscata.
In seguito la Divisione rinsaldò i collegamenti con Busto Arsizio, l'Alto Milanese e l'Alto Novarese, zone dove vennero raccolti oltre 22.000 uomini nel Ragruppamento Divisioni Patrioti Alfredo Di Dio. Nella primavera del 1945 la Divisione “Valtoce” disponeva di 1200 uomini, di cui molti erano stati raccolti in Svizzera, e partecipò alla liberazione nazionale il 24 a Stresa ed il 25 aprile a Meina; dal 26 al 28 ottenne la resa delle SS a Milano, dove tutte le forze dell'Ossola sfilarono trionfanti il 6 maggio, pronte per la pagina più importante della Repubblica e della Costituzione.

Da vedere:

Finero (Val Cannobina): luogo dove il 23 giugno 1944 furono fucilati 15 partigiani, monumento al partigiano nel cimitero; Sasso di Finero (2 km a sud dal paese lungo la strada della valle): busto e lapide sul luogo dove il 12 ottobre 1944 caddero Alfredo Di Dio, comandante della “Valtoce” e Attilio Moneta, comandante della Guardia Nazionale della Repubblica dell’Ossola.
Info:
Comune di Malesco 0324 92261 www.malesco.net
Scuola Media Santa Maria Maggiore  http://ic-andreatestore.scuole.piemonte.it


Il paese del pane bianco
Alla caduta della Repubblica dell’Ossola (ottobre 1944), la Svizzera accolse, oltre a migliaia di combattenti e civili, circa 2500 bambini ossolani tra i 5 e i 13 anni, confermando una secolare tradizione di ospitalità umanitaria, che si era manifestata all'indomani dell'armistizio trasformando la Confederazione Elvetica in “Terra d'asilo”. Molti di quei bambini videro per la prima volta il pane bianco di grano, perché abituati a mangiare solo il pane nero di segale. L’espatrio fu organizzato dalla Croce Rossa e i bambini furono ospitati da famiglie svizzere.Si sono così stabiliti forti legami affettivi tra i piccoli profughi e le famiglie ospitanti (circa 70).
Il trasferimento avvenne in treno con la ferrovia internazionale del Sempione e con la Vigezzina, ferrovia a scartamento ridotto tra Domodossola e Locarno.


I fatti dei Bagni di Craveggia
I partigiani della Divisione Piave che contrastavano l'offensiva tedesca e fascista in Valle Cannobina, l'11 ottobre '44 furono costretti a ripiegare verso la Svizzera dai Bagni di Craveggia. La Svizzera, paese neutrale, poteva autorizzare l'internamento di truppe solo in caso dell'imminente pericolo per la loro incolumità. Nei giorni seguenti viene quindi esaminata la gravità della situazione, tale da permettere di accogliere subito i civili al confine di Spruga il 14 e 15 ottobre, mentre il giorno 17 è dedicato all'organizzazione militare al di qua e al di là del confine, il 18 all'avvicinarsi dei repubblichini, questi aprono il fuoco sui partigiani al pianoro dei Bagni: la salvezza è possibile con la ritirata in territorio svizzero. La sparatoria che investe il territorio svizzero sanziona la violazione militare e consente di non accogliere la domanda di estradizione da parte del capitano fascista. L'operazione si conclude con il passaggio di oltre il 98% dei partigiani in Svizzera, la popolazione si è stretta attorno ai profughi per ospitare e soccorrere.

Info:
COMUNITÀ MONTANA VALLE VIGEZZO Tel. 0324 94763
www.vallevigezzo.vb.it  - Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo


Il “Sentiero Chiovini”
Il sentiero Chiovini - cliccare per ingrandireIl “Sentiero Chiovini” è un itinerario escursionistico sui monti della Val Grande che percorre i luoghi del rastrellamento del giugno ’44. È intitolato a Nino Chiovini (1923 – 1991), il partigiano Peppo della Giovane Italia, storico della Resistenza e della civiltà contadina sui monti del Verbano.
Il trekking inizia a Fondotoce (Casa della Resistenza), percorre la bassa Val Grande e la Val Pogallo, penetra in Canton Ticino (Svizzera), lungo i sentieri percorsi dai perseguitati politici e razziali e dai partigiani espatriati, e si conclude a Cannobio, liberata dai partigiani per alcuni giorni agli inizi di settembre 1944. Il percorso, su buoni sentieri segnalati con tabelloni illustrative e targhe storiche, richiede nove giorni di cammino; il pernottamento avviene in rifugi e bivacchi.
Tramite la “variante Cucciolo”, con due giorni di cammino, è possibile vedere i sentieri della volante omonima, comandata da Peppo (Nino Chiovini), fino a Trarego, dove essa cadde in un'imboscata il 25 febbraio '45. Il monumento è stato “adottato” dall'Istituto Cobianchi in accordo con il Comune di Trarego.

Sentiero Chiovini
Sentiero Chiovini

Tappe del “Sentiero Chiovini”:

1. Fondotoce – Ompio
2. Ompio – Cicogna
3 Cicogna – Pian di Boit
4. Pian di Boit – Cortechiuso
5. Cortechiuso – Finero - Montevecchio
6. Montevecchio – L’Alpino
7. L’Alpino – Palagnedra (CH)
8. Palagnedra (CH) – CapannaAl Legn (CH)
9. Capanna Al Legn (CH) – Cannobio

Info:
Casa della Resistenza, via Turati 9,  28924 Verbania – Fondotoce. Tel. 0323 586802/586649.
www.isrn.it  -  Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo

Comunità Montana Valle Cannobina Tel. 0323 77388
www.vallecannobina.it  - Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo
 
Comunità Montana Valle Vigezzo Tel. 0324 94763
www.vallevigezzo.vb.it  - Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo

Ultimo aggiornamento ( giovedì 21 giugno 2007 )  
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