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Vigezzo: la valle dei pittori PDF Stampa E-mail
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Scritto da Paolo    gioved́ 20 dicembre 2007

ImageLa Valle Vigezzo è nota come “Valle dei pittori”, perché peculiarità della sua storia è stata la proliferazione, a partire dalla metà del ‘600, di pittori artigiani che, apprese le basi della pittura presso le botteghe del proprio paese, iniziavano ad eseguire lavori di affrescatura sulle facciate di case, baite, cappelle votive oppure diventavano pittori ritrattisti; in quest’ultimo caso, essi, per poter vivere, dovevano prendere la via delle grandi città italiane o straniere, dove trovavano una committenza borghese disposta a pagare per avere un proprio ritratto da esporre nella quadreria.

“Padri” indiscussi dell’affresco vigezzino sono stati Giuseppe Mattia Borgnis (1701 – 1761), abile nel quadraturismo quanto nell’illusionismo spaziale, e Lorenzo Peretti (1774-1851), elegante e raffinato nella resa dei panneggi e dei volti.

Poiché il mestiere del pittore veniva trasmesso di padre in figlio come un qualsiasi altro lavoro, si formavano vere e proprie “dinastie” di pittori (i Borgnis,i Peretti, i Rastellini, i Giorgis, i Sotta).

Il grande innovatore della pittura vigezzina, fino ad allora praticamente rivolta solo alla ritrattistica, fu Enrico Cavalli il quale, quando divenne insegnante della Scuola di Belle Arti Rossetti Valentini, fondata alla fine dell’800 dal pittore filantropo Giovanni Maria Rossetti Valentini reduce da una fulgida carriera come insegnante di disegno nei licei francesi e ritornato in patria per garantire ai giovani vigezzini una solida educazione non solo artistica,

ImageQui di seguito, proponiamo una brevissima panoramica biografica dedicata a coloro che per storia personale e per capacità artistiche, si possono annoverare tra i più grandi pittori vigezzini:

 

  • Giacomo Rossetti (1759-1841)
    Giacomo Rossetti nacque a Santa Maria Maggiore nel 1759 e fece i suoi primi studi di disegno e pittura presso Gian Battista Simonis nella vicina Buttogno. L’ottima riuscita indusse i genitori a mandare il giovane all’Accademia di Brera a Milano dove seguì i corsi di Andrea Appiani, il cui orientamento classicista influenzò le opere giovanili del Rossetti.
    Tornato a Santa Maria, sposò Caterina Dal Sasso di Buttogno, dalla quale ebbe tre figli: Maria Caterina che sposò il pittore Gian Battista Castellini senior, Cesare e Giuseppe Antonio pittore. Emigrò prima a Torino e poi in Francia e, a Lione, divenne membro dell’Accademia di Belle Arti di Lione dove potè completare i propri studi e intraprendere una nuova strada nella ritrattistica, ispirandosi ai volti dei mendicanti, degli invalidi osservati all’Ospizio dei veterani.
    I suoi ritorni in patria non furono né frequenti né lunghi. Morì a Saint Etienne dove si era stabilito.
    Le travagliate vicende familiari (si allontanò dalla Valle anche per dissapori con la moglie) furono lo sprone ad un impegno profondo e soddisfacente nell’ambito lavorativo.
    I soli lavori a fresco lasciati in Valle Vigezzo si trovano nella Chiesa di S.Silvestro a Druogno (Adorazione dei Pastori e dei Magi, Gloria di San Silvestro e la pala del coro). Due opere a olio si trovano nella Chiesa dei SS.Pietro e Paolo (Madonna con Bambino e anime del Purgatorio, nella Cappella dei Morti) e in quella di San Bernardo da Mentone a Zornasco (San Pietro in vincoli).
    Ritrattista nobile e robusto, trovò  piena espressività nella pittura di genere e nei soggetti studiati dal vero.
    La parabola di questo artista che dalla modesta scuola dei Simonis giunge alla notorietà con opere oggi care al museo di Lione e al Louvre di Parigi, è indubbiamente gloriosa e degna di memoria, tanto più considerando che il Rossetti seppe sottrarsi al conformismo imperante e comodo del XVIII secolo, avviandosi verso una pittura più realistica e attenta agli aspetti più tristi e miseri dell’esistenza dell’uomo.
  • Giuseppe Rossetti (1790 – 1870)
    Se all’anticonformismo di questo vigezzino fossero corrisposte idee e principi altrettanto liberali in campo artistico, Giuseppe Antonio Rossetti sarebbe oggi considerato un pioniere della moderna pittura vigezzina, accanto ad Enrico Cavalli.
    In campo pittorico, la soggezione verso il padre Giacomo Rossetti, costituì probabilmente un limite alla sua libera espressione artistica.
    La sua ideologia politica, probabilmente inquadrata all’interno degli schemi teorici massonici, era improntata al contenimento di qualsiasi ingerenza clericale nella vita sociale e politica.
    Scrisse di lui don De Maurizi: “Giuseppe Antonio si dedicò pure con un certo profitto alla pittura; ma imbevuto com’era di enciclopedismo, i suoi lavori sono rimasti poco studiati”.
    Sue opere sono conservate presso la sede municipale di Santa Maria Maggiore, la Scuola di Belle Arti Rossetti Valentini e nel patrimonio del museo Galletti di Domodossola.
    Mazziniano fiero e ardente, morì quattro mesi prima che Roma diventasse capitale d’Italia.
  • Giovanni Maria Rossetti Valentini (1796 – 1878)
    Filantropo e pittore, la sua fama di artista fu ampiamente superata dalla riconoscenza che molte generazioni di pittori debbono alla sua generosità e al suo amor di patria, infatti egli fu il fondatore della Scuola di Belle Arti Rossetti Valentini.
    Qui di seguito i ragguagli che lo storico De Maurizi dà sull’istituzione della Scuola e sul Rossetti Valentini stesso:
    “Il prof. Rossetti Valentini, dopo aver compiuto i suoi studi in Francia e aver ricoperto con onore la cattedra di disegno nei primari istituti artistici francesi (a Rodez e Montpellier), così da essere insignito della croce di cavaliere della Legion d’onore e di quella della Corona d’Italia ed essere stato Ufficiale d’Istruzione di Napoleone III, nel 1867 tornava nel borgo natìo e vi apriva nel 1869 a proprie spese una scuola gratuita di disegno, assumendone egli stesso la direzione.
    Egli aveva diretto la scuola per dieci anni quando, con testamento del 27 marzo 1878, lasciava tutto il suo patrimonio per la prosecuzione della scuola.
    Serietà e disciplina erano le buone regole imposte già dal Rossetti nel suo insegnamento (non a caso il suo soprannome “Russettun” sottolineava il suo carattere autoritario più che le sue corpose dimensioni).
    La Scuola venne fornita dal Rossetti di strumenti didattici diversificati: libri che affrontavano temi tangenti la pittura, oltre a numerosissime pubblicazioni dedicate all’arte, libri di anatomia, geografia, letteratura, dizionari di lingua francese. A Scuola si insegnava disegno, musica, ornato e pittura.
  • Enrico Cavalli (1849 – 1919)
    Enrico Cavalli nasce nel 1849 a Santa Maria Maggiore. Tra il 1854 e il 1855 è condotto a Grenoble dai genitori e poi a Lione dove Enrico frequenta per dieci anni l’Accademia di Belle Arti.
    E’ di quegli anni il contatto con il pittore Guichard e la conoscenza del Monticelli, artisti fondamentali per la formazione del Cavalli pittore.
    Dal 1870 al 1879 Cavalli è a Parigi,  Lione e Marsiglia. Nel 1880 espone al Salon di Parigi due ritratti, poi fino al 1892 collabora col padre, insegnante della Scuola di Belle Arti Rossetti Valentini, cercando di trasmettere agli allievi i nuovi impulsi provenienti dall’arte d’oltralpe.
    Alla morte di Carlo Giuseppe Cavalli, la Scuola di Belle Arti bandisce un concorso per la successione che, per le modalità di valutazione adottate, Enrico Cavalli  rifiuta di avallare, uscendo dalla rosa dei candidati.
    Tormentato, riparte per la Francia con Fornara e Peretti,  intercalando qualche ritorno in patria.
    La cattedra della Scuola di Belle Arti viene offerta al Cavalli nel 1901, in parallelo a quella di Dario Giorgis, ma nel 1992 abbandona l’insegnamento.
    Dopo qualche anno riparte per la Francia e fa ritorno in Valle in modo discontinuo.
    Nel 1917 viene nominato insegnante della Scuola di Belle Arti Rossetti Valentini fino alla morte avvenuta nel 1919.
    Ben ha scritto di lui l’allievo Carlo Fornara, sintetizzando la fine di quest’uomo che morì “povero, oscuro, incompreso. (...) Uno dei più potenti e originali pittori dell’Ottocento (...) ha stabilito con la natura una tal comunione  di sentimenti per cui in ogni ora del giorno, con il soggetto più umile, scopre il vivo rapporto di sensazione pittorica dando corpo ad una divinazione cui mai nessuno aveva badato.”
  • Bernardino Peretti (1828- 1889)
    Bernardino Peretti nasce nel 1828, nei tempi della piena maturità artistica del padre Lorenzo Peretti. La palestra dell’artista è Lione, dove Bernardino risiede quasi ininterrottamente dal 1840 al 1872.
    Tornato in Valle nel 1873, delizia Vigezzo e l’Ossola con i suoi dipinti  ma muore appena sessantunenne a Buttogno.
    La sua predisposizione alla pittura non può essere scaturita esclusivamente dall’influenza paterna, perché i suoi primi lavori fanno già fede di un’innata sensibilità artistica.
  • Antonio Maria Cotti (1840 – 1929)
    Pittore egregio, di cultura eclettica, fece i propri studi in un collegio di Parigi dove fu chiamato dal padre. Lì si iscrisse alla Scuola di Belle Arti ed ebbe come maestro Léon Cogniet dal quale apprese il gusto per le composizioni di genere, allora in voga.
    Ventiduenne, fu ammesso al Salon di Parigi e per oltre quindici anni vi fu presente quasi ad ogni tornata.
    A Parigi, il Cotti coltivò anche la decorazione, perfezionandosi contemporaneamente nell’affresco. Numerose ville e palazzi del distretto parigino furono decorati dal nostro pittore, con soggetti originali e scene che trascendono il motivo ornamentale per assurgere a composizione artistica.
    Collezionista, amò le cose belle mostrando gusto raffinato nella scelta di mobili, sculture e soprammobili.
    Morì il 3 gennaio 1929.
  • Antonio dell'Angelo (1856 – 1900)
    Antonio dell’Angelo nasce a Craveggia nel 1856 in una famiglia di lunga tradizione artistica. Dopo le scuole locali, è affidato alla Scuola del Cav. Rosetti Valentini, il quale convoglia le predisposizioni di Antonio affinandone la tecnica del disegno  secondo un ideale di pittura ancora accademico. Quando però il giovane pittore si iscrive all’Istituto Nazionale Superiore di Parigi, la sua coscienza artistica si libera dal suo tradizionalismo pittorico.
    A Parigi era allora di moda la stampa di disegni e figure con sistema litografico e il dell’Angelo si perfeziona in questa tecnica sotto la guida del valente insegnante Sirony.
    Nel 1881 a Saintes assume il ruolo di professore di disegno nel liceo locale. Gli anni che seguono sono alternativamente dedicati alle cure e alle peregrinazioni: è affascinato dalla natura e ne riprende gli aspetti spettacolari interpretandoli con tratto signorile.
    Nel 1897 il fiume Toce gli porta via il figlio Emilio di appena sette anni e nel 1900 il pittore muore a Craveggia, rimpianto da tutti.
    La carriera di questo vigezzino, delicato e modesto, destinato ad una celebrità ben superiore, è racchiusa in un ventennio di lavoro costante ed assiduo.
  • Carlo Fornara (1871 – 1968)
    Carlo Fornara nasce a Prestinone di Craveggia nel 1871. Viene presto avviato al disegno alla Scuola di Belle Arti Rossetti Valentini dove ha per maestro Enrico Cavalli.
    Ancora studente, nella primavera del 1891 espone La bottega del calderaio e Ricordanze alla Prima Triennale di Brera che segna l’esordio ufficiale del divisionismo in Italia. Ricordanze è segnalato dalla critica.
    Nel 1894 accompagna a Lione il maestro Cavalli e l’ex compagno di studi Lorenzo Peretti jr. Lì rimangono cinque mesi senza poter raggiungere Parigi; questo è il primo di una serie di viaggi e permanenze in Francia, con cadenza periodica, sino al 1922, che lo porteranno ad approfondire i legami con la cultura francese.
    Nel 1909 soggiorna in Belgio e in Olanda, mentre nel 1911 – 12 va in America del Sud dove gli commissionano La conquista della terra destinata al Parlamento di Buenos Aires.
    Nel 1897, la sua prima opera divisionista En plein air viene rifiutata alla Seconda Triennale di Brera per i “barbarismi cromatici”, ma esso diventa fonte di dibattito negli ambienti antiaccademici e segna la consacrazione di Fornara come divisionista. Alberto Grubicy lo arruola nella sua “scuderia”.
    A Maloja, da Segantini, ha modo di conoscere Giovanni Giacometti e Cunot Amiet.
    Dopo la scomparsa di Segantini nel 1899, Fornara si avvia al simbolismo, adottando anche quella pennellata lunga, tipica di Segantini, del quale viene presentato come erede.
    E’ ormai pittore di statura internazionale che partecipa alle più importanti esposizioni, consacrato da riconoscimenti ufficiali in Russia, Germania, Inghilterra, Belgio, America Latina.
    La personale alla Biennale di Roma nel 1921 segna la sua ultima partecipazione pubblica. Estraneo agli sviluppi artistici e politici del suo tempo, si chiude in uno sdegnato silenzio che manterrà fino alla morte.
    Muore serenamente, a novantasette anni, nel 1968 nella casa di Prestinone dove si era svolta tutta la sua vita.
  • Giovanni Battista Ciolina (1870 – 1955)
    Nasce nel 1870 e, ancora bambino, prende parte ai corsi della Scuola di Belle Arti dove il suo temperamento e la sua capacità artistica sono forgiati dall’innovatore della pittura vigezzina, Enrico Cavalli attraverso il quale la pittura francese entra in Valle Vigezzo: Delacroix, Monticelli e Rousseau. L’affezionata triade dei discepoli del Cavalli conta, oltre al Ciolina, Gian Maria Rastellini e Carlo Fornara.
    Ha la fortuna di frequentare, come libero  allievo, il corso di nudo dell’Accademia di Venezia: la sovrapposizione del linguaggio impressionista con i canoni tiepoleschi dell’arte veneta forniscono i termini di riferimento della formazione del Ciolina.
    Nel 1895- 1896 è a Lione con Fornara, mentre nel 1897 espone un’opera di grande impegno, Il filo spezzato, che gli frutta grande ammirazione.
    Peculiarità fondamentale della sua produzione sono  l’intimismo e la liricità che esprime in tutti i campi della pittura, dal quadro a olio all’affresco, dal ritratto all’acquaforte.
    La Galleria Giannoni di Novara possiede una ventina dei suoi lavori tra i quali un interessante tentativo divisionista.
    Muore a Toceno il 29 maggio 1955.
  • Gian Maria Rastellini (1869 – 1927)
    Secondogenito del pittore Giovan Giacomo, con il quale fece i primi studi di disegno sotto la guida del padre insieme con il fratello Giovan Battista, e di Maddalena Zanoletti. Proseguì gli studi presso la Scuola di Belle Arti Rossetti Valentini sotto la guida di Carlo Giuseppe Cavalli prima e di Enrico Cavalli poi del quale divenne allievo prediletto. A Milano, dove giunse già padrone dei mezzi tecnici, frequentò qualche corso a Brera e aprì uno studio in Piazza del Carmine che, dopo i primi successi riscossi presso la committenza altoborghese della città, venne trasferito in  corso Monforte dove convenivano molti colleghi e amici. Fu a Parigi verso il 1912 per acquistare un dipinto del Monticelli, pittore che il Cavalli conosceva personalmente ed aveva fatto conoscere in Valle.
    Malgrado la sua attività si svolgesse prevalentemente a Milano e in estate a Buttogno, fu anche in Francia, Germania, Austria per vedere e godere dei grandi capolavori conservati nelle pinacoteche e nelle chiese.
    Fu sindaco e di Buttogno e presidente della Società Elettrica Vigezzina.
    Amante della letteratura e della musica classica, di animo sensibilissimo, altruista, colto e intelligente, morì a soli quarantotto anni nel 1927, lasciando un’eredità pittorica di impronta raffinata e poetica.
  • Lorenzo Peretti Jr. (1871 – 1953)
    Con Lorenzo Peretti Jr. si conclude la parabola dei Peretti artisti.
    Vive degli agi procuratigli dal padre Bernardino e dal nonno Lorenzo. Frequenta il collegio a Berna e lavora a Milano.
    A diciotto anni, quando muore il padre, dedica il tempo al disegno e inizia a frequentare la scuola del Cavalli, entrando in intimità con il Fornara.
    Emigra a Lione presso uno zio con Fornara e Ciolina. In Francia si diletta di scienze  occulte, dedicando alla pittura solo rari momenti.
    Non condivide gli esperimenti divisionistici del Fornara considerandoli soltanto espedienti tecnici raffinati.
    Colto ed eccentrico, chiude la sua esistenza a Toceno.
  • Dario Giorgis (1863 – 1930)
    Dario Giorgis nasce nel 1863 e muore nel 1930. Frequenta i corsi tenuti dal fondatore della Scuola Rossetti Valentini e prosegue gli studi sotto la guida di Carlo Giuseppe ed Enrico Cavalli.
    Giovanissimo, è allievo dell’Accademia Albertina di Torino dove supera gli esami di prospettiva, anatomia, ornato e figura. Viaggia in Francia e per circa due anni dimora a Parigi.
    Ricopre la cattedra della Scuola di Belle Arti Rossetti Valentini in periodi diversi. Le uscite dalla Valle Vigezzo sono rade:nel 1880 va a Varzo per eseguire alcuni affreschi per la chiesa e nel 1896 si reca a Cursolo per dipingere una cappella del camposanto.  Rimane legato al padre, Francesco Giorgis detto Ghilin, con il quale svolge talvolta del lavoro in comune e che dà inizio alla dinastia dei “Giorgis Pittori”, una di quelle famiglie cardine della pittura vigezzina nelle quali il mestiere si trasmetteva di padre in figlio.
  • Alfredo Belcastro (1863 – 1930)
    Nasce ad Omegna il 6 agosto 1893. Dal 1908 al 1912 frequenta la Scuola di Belle Arti Rossetti Valentini con il professore Dante Comelli. Per assecondare il desiderio dei genitori, dal 1912 al 1915 si dedica al design industriale e lavora a Torino e Milano.
    Il periodo vissuto nei grandi centri tonifica le possibilità e amplia le conoscenze di Belcastro nel campo artistico. Inizia così la lotta interiore per liberarsi dall’accademismo e dalla suggestione di nomi importanti e rielaborare una visione personale.
    Verso il 1924 – 25 Belcastro non è più uno sconosciuto: la sua pittura supera gli angusti confini della Valle e nel 1929 un suo quadro è acquistato dal Capo del governo che gli accorda un’udienza.
    Gli è accanto, con incitamenti preziosi espressi in articoli e conferenze, l’avvocato milanese Eugenio Squassoni e tutta la stampa è concorde nell’apprezzamento positivo del nostro pittore.
    Il Comanducci fa posto al Belcastro nel proprio dizionario dei pittori moderni italiani.
    L’amico avvocato Squassoni, in uno scritto del 5 aprile 1938, parla di Belcastro come di un artista primitivo che all’anelito di contemplazione fa corrispondere tonalità coloristiche che traducono perfettamente il pensiero.
    Nel 1961, pago di aver vissuto ed operato generosamente ed onestamente, Alfredo Belcastro chiude la sua lunga e faticosa giornata di artista e di uomo.
  • Francesco Giorgis detto "Il Pantona" (1903 – 1964)
    Francesco Giorgis nasce nel 1903 e, nel 1964, quando muore, si spegne la dinastia dei Giorgis.
    La sua pittura si sviluppa a contatto con la natura vigezzina. Uscito dalla Scuola di Belle Arti dove gli è maestro lo zio Dario, si dedica sia al ritratto sia al paesaggio. Lavora con assiduità a Toceno e si dedica al restauro vivendo modestamente. Partecipa a mostre collettive.
  • Severino Ferraris (1903 – 1979)
    Nato a Prestinone il 5 settembre 1903 da Pio e Marietta Fornara, frequentò la Scuola di Belle Arti Rossetti Valentini a Santa Maria Maggiore studiando disegno e pittura sotto la guida di Enrico Cavalli, di Dario Giorgis ed infine, dello zio Carlo Fornara. Insegnò a sua volta presso la Scuola, tenendo viva un’istituzione in un’epoca di decadimento spirituale ed artistico.
    Fecondo lavoratore, fu presente a tutte le mostre locali e regionali, collettive e sindacali; espose alla Nazionale di Milano, alla Promotrice di Torino, alla Prima Sindacale di Novara dove ottenne il secondo premio con l’opera Triste fine d’autunno. Conquistò il premio Bognanco e la medaglia d’argento alla Prima Mostra Nazionale d’Arte pura a Napoli.
    Sue opere si trovano: al Museo del Paesaggio di Verbania, al Museo di Latina, in raccolte private a Milano, Bologna, Vercelli, Novara, Roma, Svizzera, Francia, Inghilterra, Buenos Aires e negli Stati Uniti. Eseguì due pale d’altare: una per la Chiesa di S.Biagio a Domodossola e l’altra per la Chiesa di Stella Maris a Cervia.
    Pittore che attinse con umiltà alle sorgenti vive del colore e della luce ricreando, su grandi tele come su modesti bozzetti, la luminosità delle valli ossolane, lo splendore delle loro nevi, la sequela romantica dei casolari e degli svettanti campanili, tutto il calore degli autunni od il sospiro delle primavere che tornano a risvegliarsi.
    Ebbe padronanza della tecnica pittorica divisionista portata in Valle Vigezzo dal Cavalli e rielaborata dal Fornara secondo la la formula segantiniana, ma senza asperità scontrose, con un certo allargamento del tocco che rende i suoi lavori, specie nell’evoluzione più recente, di una plasticità morbida ed espansiva.
    Pittore che penetrò i soggetti per trarne oltre al contenuto una dimensione simbolica, Severino Ferraris restò sempre insoddisfatto di sé.
    Severino Ferraris appartiene alla Valle Vigezzo e questa a lui come a pochi è capitato. Se alla parola “popolarità” vogliamo dare il significato di compenetrazione tra una gente, un ambiente e il singolo, questo spetta a Severino Ferraris. Cordiale, sincero, amico schietto, battagliero, egli è stato l’alfiere di una valle, della montagna con le sue tradizioni e la sua fede.
    Severino Ferraris fu un apostolo della natura e dell’arte ed esercitò entusiasticamente questa missione reggendo l’insegnamento del disegno in quella Scuola che lo vide “matacet” attento, curioso e pieno di passione davanti alle opere dei suoi maestri.
  • Giuseppe Magistris (1911 – 1967)
    Giuseppe Magistris pittore figlio di Carlo Lorenzo nato a S.Maria Maggiore in via Benefattori 51 il 7 aprile 1911.
    o 1917-18  1^ e 2^ elementare col maestro Laurenti  - mia madre mi regala un violino e delle matite colorate – A scuola nessun profitto – Vita dei boschi o in casa della sig.na Susanna Ricotti
    o 1922-26  4 anni orribili di ginnasio nel Collegio salesiano a Milano, rinchiuso da ottobre a luglio, senza vacanze. D’estate frequento la scuola diurna di pittura R.Valentini; insegna Giorgis Dario – Da mio padre mi faccio portare nello studio del pittore Carlo Fornara e comincio a frequentarlo – Mia madre mi regala una cassetta per i colori e un cavalletto, fatti fare dal falegname Braghini di Malesco
    o 1926  5^ ginnasio al Collegio Salesiano di Trevigliio – Liti continue con allievi e professori – Sospeso dalle lezioni in marzo vivo nella soffitta della scuola – agli esami statali di luglio a Bergamo sono il 1° su 86 di tutta la provincia
    o 1927-28  1° Liceo al Valsalice di Torino – sono il 1° della classe ma allontanato a fine anno perché “asociale”
    o 1928-30  2^ - 3^ Liceo classico dai Rosminiani a Domodossola – Sospeso nel marzo del ’30 per idee antifasciste
    o Studi regolari di violino con il M° Mondini di Busto Arsizio che soggiorna in Valle – Mia madre mi compra per lire 100 (!) un meraviglioso violino del Testore da un pseudo-antiquario locale, certo Zani, venuto dall’America
    o 1935  Studi di violino con Nastrucci alla Scala di Milano
    o 1936  Studio dell’organo e del gregoriano – quattro ore ogni giorno sull’organo grande della chiesa di S.Maria, anche in inverno – pittura assieme al Giorgis Francesco nel suo studio a Ka dul Pru e dal Peretti Lorenzo (junior) a Toceno – Studi di metafisica orientale col Papetti di Prestinone –
    o 1937  Studio composizione e organo a Milano col M° Renzo Bossi Direttore del Conservatorio e pittura presso l’Accademia di Brera con Carpi e De Grada – Vita difficile a Milano con gli ebrei intellettuali fuggiti dalla Germania – Processo per antifascismo a Novara e confino a Cava dei Tirreni
    o 1939  Abitazione coatta a S.Maria
    o 1944 Condannato a morte dal Governo Repubblicano Fascista a Novara con una taglia di  50.000
    o – Organista e scrittore di critica d’arte a Lugano, per vivere
    o 1945  1^ mostra personale a Legnano – Concerti d’organo nella Svizzera – Mostre collettive – Studio aperto a Milano con lo scultore Sangregorio in una casa sinistrata dove lavora anche l’editore Longanesi e lo scrittore Monti e Vittorini.
    o 1947 matrimonio con Claudia Curzi di anni 21 di Ancona
    o 1948 – 50  Mostre nazionali ed internazionali
    o 1951-55  Incarichi per il Museo S.Paolo del Brasile
    o 1958  Incaricato da Franco Marinotti di dirigere un movimento europeo di arte figurativa – Soggiorni a Parigi – Amsterdam – Bruges – Monaco – Zurigo – Ginevra
    o 1961  Invitato al Salon d’hiver a Parigi e nel 1963 invitato agli Indipendenti a Parigi con tre opere – Premio europeo Award  per la pittura e attestato di merito con medaglia dell’Istituto Internazionale delle arti e delle lettere di Zurigo
    o 1965  Membro della “Accademia mondo libero” di New York
    o 1967  Mostra di 37 disegni a Milano presso il libraio antiquario Piantanida in Via Montenapoleone
    Nel 1967 Giuseppe Magistris si spegne, lasciando quella che Marco Rosci, nel bel catalogo di Mazzotta “Giuseppe Magistris”, definisce un’eredità di “espressionismo alpino, fra tradizione locale e apertura europea dalla Brucke e dall’espressionismo fiammingo in avanti con tutto il loro incrocio di drammatizzazione umanitaria della pavesiana fatica di vivere e di simbolizzazione del messaggio sociale cristiano delle origini”. 
    (sunto delle note autobiografiche pubblicate sul catalogo Mazzotta)
  • Antonio Gennari (1923 – 2002)
    “Io nacqui per l’appunto a Buttogno di Valle Vigezzo il 7 settembre 1923 (...) E  vide Dio che ciò bene stava. Solo non capisco come in un mondaccio sin dall’inizio così malcombinato, Dio vedeva sempre che ciò bene stava. Famiglia anche di onesti emigranti la mia. Appena nato mi portarono in Argentina da dove tornai a sei anni. Il ritorno dalla grande Buenos Aires alla piccola lampadina a filamento a carbone causò in me un trauma che mi seguì per tutta la vita.
    Diversamente da molti pittori, appena nato non mi diedi subito a disegnare sulle parti di casa mia e nemanco disegnai vulve stilizzate sui muri delle case altrui (a quei tempi, ero ragazzo assai ben educato).
    Mite di animo, ma inequivocabilmente romantico, partii un giorno per la seconda guerra mondiale. (...) Quando tutto ebbe fine, capii che il dovere è sempre solo quello che si esige dagli altri. Compresi che la vera verità, infine, la troviamo solo in noi stessi, dopo averla cercata invano per tutta la vita. Infatti, giunto alla mia età, con quel poco cervello che ho, non ho ancora capito nulla né della verità né tanto meno della vita.
    Ora, vi dovrei dire che scuole ho frequentato, quali premi e riconoscimenti ho conseguito, a quali mostre e mostrette ho partecipato, su quali cataloghi a pagamento tanto per pagina sono apparso, di quali chincaglierie sono stato insignito, se sono nobile o plebeo.
    Posso dire solo questo senza tema di peccare di presunzione: come pittore mi pare di valer più di Amintore Fanfani. (...)”


Le notizie biografiche sono tratte da:

  • Lineamenti per uno studio sui pittori vigezzini – Davide Ramoni
  • Pittura di luce a cura di Francesco Ferrari
  • Catalogo “Giuseppe Magistris” catalogo Mazzotta
  • Autobiografia di Antonio Gennari “Antonio Gennari pittore vigezzino”
Ultimo aggiornamento ( marted́ 01 aprile 2008 )  
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