Mucche e capre: le razze ieri e oggi |
L’allevamento della vacca “Bruna”: sangue svizzero e americano... In Italia risulta presente dal XVI secolo e fino al 1981 era denominata Bruna alpina, e derivava dall'introduzione di soggetti svizzeri, austriaci ed in parte bavaresi, ed era una razza che si prestava egregiamente alla produzione sia di latte che di carne. Negli ultimi anni, a seguito della riduzione del numero di capi allevati, la selezione genetica è stata indirizzata verso la specializzazione nella produzione da latte, attraverso incrocio con il ceppo americano Brown Swiss (Stati Uniti). Ne è originata la Bruna italiana, allevata oggi non solo nelle zone particolarmente sfavorite di montagna e collina, come era all’origine, grazie alla sua rusticità, ma anche in allevamenti importanti grazie alla migliorata attitudine alla produzione di latte. La sua caratteristica è la produzione di latte ad elevato contenuto proteico, con abbondanti proteine di qualità, come la k-caseina BB, ed un’alta resa alla caseificazione, particolarmente adatto alla produzione di formaggi di elevato livello qualitativo. Dalla Scozia ai pascoli abbandonati alpini In questi ultimi anni nei pascoli ticinesi e in minor parte italiani (Valle Cannobina) è stata introdotta la vacca di razza Highland. Originata nelle aspre e remote Highland scozzesi, adattata a resistere a difficili condizioni ambientali, già alla fine del XIX secolo veniva importata in America per migliorare le linee di sangue degli allevamenti bovini. La Highland, molto rustica, poco esigente nella qualità del pascolo e ben adattata ad una vita all’aperto anche in inverno, è stata inserita con successo nel Canton Ticino (in particolare nel Sottoceneri) con lo scopo di recuperare pascoli in via d'abbandono. Oggi è presente con un numero limitato di capi anche in alcune aree della Valle Cannobina. L’allevamento caprino e ovino Accanto all’allevamento bovino, il “bestiame grosso” che da sempre ha goduto degli onori di una primaria rilevanza economica per l’importanza della filiera del latte e della carne, l’allevamento di capre e pecore, il cosiddetto “bestiame minuto”, assumeva per i paesi e le genti di montagna una fondamentale importanza. Numerose erano in particolare le capre, anche descritte popolarmente come “le falci che mietono da sole” per la loro capacità di sfruttare praterie naturali quasi irraggiungibili o scarsamente produttive. Erano i più poveri a trovare possibilità di sopravvivenza dignitosa con piccoli greggi di capre, le “vacche del povero” meno esigenti in quanto a pascolo e più facili da mantenere. Capre di razza o rustici meticci Le razze caprine maggiormente significative in questo ampio territorio sono essenzialmente tre: la Saanen, la Camosciata delle Alpi, la Nera di Verzasca. La capra di razza Saanen, originaria della Svizzera, si è diffusa in tutta l’Europa centrale e rappresenta oggi la razza più significativa degli allevamenti in stalla e limitato utilizzo dei pascoli. Dal mantello caratteristicamente bianco ha una buona attitudine alla produzione di latte, che può anche raggiungere medie di 700 kg/anno per capo. La Camosciata delle Alpi, così chiamata per la somiglianza del suo mantello con quello del camoscio, è originaria della Svizzera da cui si è diffusa in molti paesi europei. Ottima capra da pascolo, che ben si adatta proprio all’ambiente alpino, ha una elevata attitudine alla produzione di latte, con medie di 600 kg/anno (e punte anche di 1000 Kg/anno). La Nera di Verzasca è una razza autoctona di una piccola regione del Canton Ticino, la Valle Verzasca, selezionata agli inizi del XX secolo. Il carattere che maggiormente la contraddistingue è il manto nero e lucido, mentre l’elevata robustezza e la rusticità la rendono ben adattata a queste montagne impervie e al pascolo anche autunnale o invernale in rigide condizioni climatiche. Raggiunge buone produzioni lattifere, con medie di quasi 500 Kg/anno. Queste razze mantengono la loro purezza solo nell’allevamento intensivo, che prevede il mantenimento in stalla per tutto l’anno e l’alimentazione con foraggio e mangimi. Un buona parte delle capre presenti negli allevamenti estensivi, nei quali le capre sono mantenute in stalla solo per breve periodo e poi lasciate libere di pascolare, è invece meticcia. La presenza dei becchi che pascolano liberi nel gregge rende infatti impossibile mantenere distinte le razze. |