La stregoneria
Scritto da Paolo   
venerd́ 08 giugno 2007

Il 21 luglio 1542, Papa Paolo III istituisce la Congregazione della Santa Inquisizione della Eretica Gravità con la quale inizia la caccia ai “diversi” (eretici, barboni, matti, donne poco costumate, malati) sulla spinta di una riorganizzazione della Chiesa Cattolica che, per contrastare il dilagante protestantesimo, attua un fortissimo irrigidimento sul fronte dogmatico.Scrive in una

Quadro raffigurante le streghe
Quadro raffigurante le streghe
Bolla Paolo III: “diamo ai cardinali-inquisitori il potere di investigare contro quanti si allontanano dalla via del Signore e dalla fede cattolica, o la intendano in modo diverso, o siano in un modo qualunque sospetti di eresia, e contro i seguaci, fiancheggiatori e difensori; come contro chi presta loro aiuto, consiglio e favori.”

In Ossola, a partire dal periodo di cui parliamo, molti lavoratori stagionali che attraversano il Passo del Gries e dell’Arbola sono costretti a presentare un “attestato di frequenza” di una chiesa cattolica d’oltralpe, per dimostrare di non avere abbracciato una nuova fede.  

La stregoneria non è stata una forma di superstizione, ma una rappresentazione del mondo e delle forze invisibili che lo abitano e alle quali l’uomo aveva necessità di dare una forma fisica evidente.

Tutto ciò che si frapponeva al progetto di rinsaldare il potere della Chiesa come istituzione religiosa di respiro universale doveva essere assimilato attraverso espressioni di consenso oppure eliminato con la repressione.

La triste realtà storica della fine del Cinquecento dà vita a un universo di leggende popolari che non attecchiscono solo sulle classi più ignoranti e arretrate, ma che coinvolgono anche personaggi di spicco del potere civile e religioso.

In Valle Vigezzo, infatti, si scatena a partire dal 1621 una terribile caccia alle streghe guidata dal pretore Giacomo Guidizone il quale ordina una serie di provvedimenti restrittivi dettati dalla paura, dal pregiudizio e dalla malafede, nei confronti di loschi individui, da lui considerati diabolici.

Egli consiglia di allargare le prigioni in ogni paese rendendole più sicure e di armare un numero sufficiente di fanti al servizio della giustizia. I Consoli accettano alla lettera i suoi suggerimenti e si procurano anche gli strumenti di tortura.

L’aspetto faceto di queste tristi vicende, si manifesta in una serie di suggestioni letterarie riportate da Benito Mazzi in uno dei suoi libri, nel quale presenta il divertente calendario degli incontri delle streghe nel famosissimo “pian di stri” alle falde del monte Gridone: “Il lunedì è riservato alle streghe di poco conto, alle principianti, alle ladruncole che si accontentano di sgraffignare qualche borsellino. Al martedì si danno convegno le megere più vecchie, cariche di esperienze e di cattiveria.Grinzute, scarmigliate, orribili a vedersi, sono specializzate nel rovinare le famiglie: insinuano la gelosia tra i coniugi e fomentano le incomprensioni tra figli e genitori. Prima di uscire la sera, si ungono mani, piedi e parti deretane di olio. Se la svignano dal camino per eludere la sorveglianza dei vicini. Il mercoledì a riunirsi sono i libertini, streghe e stregoni di ogni età che ricorrono ai loro poteri per abbandonarsi ai piaceri della carne. Hanno la proprietà di tramutarsi in caproni, gatti, cani, uccelli, galline.La notte tra giovedì e venerdì riveste particolare importanza in quanto”riservata” alla preparazione dei filtri amorosi, delle pratiche abortive e di quegli altri malefici di cui dal 1940 in poi andrà attivamente interessandosi la demoiatrica, lo studio cioè della medicina popolare.Il venerdì notte, al Piano delle streghe, troviamo soltanto i capi stregoni della Valle, che stabiliscono le modalità per l’adunanza generale della sera successiva alla quale interverranno al completo le streghe vigezzine, quelle della Valle Cannobina e le svizzere delle Centovalli per ul bal di stri, grande danza in costume adamitico che si protrarrà fino al tocco dell’Ave Maria del mattino al campanile di Olgia, posto proprio di fronte.”

La violenza e la vastità della persecuzione delle streghe nel periodo tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, è riscontrabile anche nel Canton Ticino.

Le streghe erano persone considerate possedute dal demonio: per essere adepti di Satana la condizione principale era di aver rinnegato Dio e aver accettato il diavolo come padrone.

Negli atti dei processi svoltisi nella ticinese Valle di Blenio, è stata trovata conferma di come le streghe fossero accusate della totalità delle disavventure che turbavano l’equilibrio della valle e di come le stregonerie subite dai valligiani non uscissero mai dal contesto rurale: a volte ad essere danneggiato era un raccolto, altre volte un capo di bestiame.

La procedura giudiziaria che conduceva al processo per stregoneria nel Canton Ticino si attivava sulla base del sospetto: i semplici sospetti erano recepiti dalle autorità come indizi di colpevolezza. La procedura divideva i processi di stregoneria in tre momenti: l’ascolto delle testimonianze, l’interrogatorio agli accusati, la sentenza finale. Per citare un esempio, nel 1626 un testimone afferma che l’accusata ha messo la mano sopra la spalla di una sua mucca la quale è rimasta paralizzata. Sulla base di queste testimonianze, si stabiliva in modo chiaro ed inequivocabile che la sospettata era una strega; bastava che altri due testimoni confermassero i sospetti dell’interrogato e la macchina infernale del processo e della condanna era avviata.

ia in Valle Vigezzo sia in Cannobina e Canton Ticino il Vescovo di Milano Carlo Borromeo tra il 1565 e il 1583 presenziò a processi ed esecuzioni di centinaia di fattucchiere, donne che avevano l’unica colpa di avere incredibili conoscenze naturalistiche soprattutto nell’uso delle erbe che potevano indurre eccitazione psichica accompagnata da allucinazioni (anche la pelle di rospo e la coda di lucertole contengono agenti allucinogeni).

Ultimo aggiornamento ( venerd́ 04 gennaio 2008 )