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Gli spazzacamini |
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Le aree italiane che vennero interessate da veri e propri fenomeni di emigrazione degli spazzacamini furono: la Valle Mosso, la Valle Dell’Orco, Valle d’Aosta, la Valle Vigezzo e la Valle Cannobina. Spazzacamini e reclutatori di questi ultimi, giunsero anche dalla Svizzera, in particolare dal Ticino.
Come sempre, a scatenare il fenomeno, fu l’estrema povertà di quelle terre.
Infatti, un detto comune alle Valli Vigezzo e Cannobina, recitava così: “Qui da noi il terreno è grasso, via la neve resta il sasso”.
I Vigezzini emigranti iniziarono quasi sempre la loro attività via di casa come spazzacamini (rusca) e, molti di essi, intraprendenti, scaltri, grandi lavoratori, riuscirono a raggiungere posizioni ragguardevoli nelle città in cui erano espatriati.
Molte famiglie mandavano i figli “a spazzacamino” per avere delle bocche in meno da sfamare…i “bocia”vigezzini, piccoli, piccolissimi, sei o sette anni, magrolini e tenuti a stecchetto dai padroncini, perché si potessero meglio infilare lungo le canne fumarie per effettuare la pulizia, venivano salutati dalle madri alla cappella “dell’addio”, una minuscola cappella che oggi conserva un affresco di G.B.Ciolina, posta lungo la strada che i bambini dovevano percorrere per raggiungere le città in cui andavano a lavorare: città del nord Italia, ma anche città estere come Parigi, Lione, Amsterdam, Vienna.
Questi bambini conducevano una vita infame: subivano le angherie dei padroni che li sfruttavano, dormivano solitamente su pagliericci sporchi e sfatti, mangiavano poco e niente per poter eseguire il lavoro al meglio.
Quando giravano in città in cerca di lavoro, gli spazzacamini attiravano l’attenzione della gente urlando il proprio nome “spazzacaminooooooooo”, in modo che chi avesse bisogno della pulitura dei camini potesse sentire.
Lo sfruttamento al quale i bambini erano sottoposti non ammetteva ribellioni: quella era l’orribile percorso che altri avevano effettuato prima e che altri avrebbero attraversato dopo.
Accanto a tante storia di miseria, c’era anche chi riusciva ad effettuare una vera e propria scalata sociale ed economica: spazzacamini che riuscivano ad aprire botteghe in proprio, diventando ricchi fumisti; rusca che riuscivano ad aprire attività di commercio legate all’oreficeria e ad altri commerci di alto livello.
Certamente, una mano è stata data loro dall’editto con cui, nel 1612, venne concesso agli spazzacamini vigezzini di vendere chincaglierie e altri oggetti (a questa attività di vendita si dedicavano quando il periodo di pulizia dei camini terminava) senza dover pagare tasse e balzelli. Ciò avvenne perché, un rusca vigezzino con il suo bocia, intenti al lavoro in un salone del palazzo del Louvre (residenza del Re prima del suo spostamento a Versailles), ascoltarono un complotto ordito ai danni del sovrano e, riferito il tutto alla potente dama di corte Galigai, fecero arrivare la notizia all’orecchio della madre dell’allora minorenne re Luigi XIII, Maria de Medici, la quale, per ringraziare i Vigezzini della preziosa collaborazione fece, appunto, promulgare l’editto in loro favore.
Sia gli spazzacamini cannobini, sia quelli ticinesi (a volte anche quelli vigezzini, se si dirigevano nelle città italiane), partivano in barca: i primi da Cannobio, i secondi da Locarno.
A testimoniare della larga diffusione del fenomeno nel Canton Ticino, c’è una ricca letteratura sia a sfondo storico sia di taglio sociologico.
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