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“Il castagno tra coltura e cultura”
Il vocabolo dialettale per il castagno da frutto è “arbul”, l’albero per eccellenza. Le castagne, nutrienti e conservabili a lungo, erano una componente rilevante delle mense contadine povere, specialmente nei mesi invernali. Studi recenti hanno dimostrato che un castagno da frutto di settant’anni può fornire il fabbisogno alimentare di sei mesi per un montanaro. La raccolta delle castagne, oltre al consumo diretto, permetteva anche una modesta commercializzazione, sia nella Bassa Novarese che in Vallese.
Nell’ambito del progetto interreg Intereg IIIA “il castagno tra coltura e cultura”, sono state realizzate una serie di azioni destinate al recupero a alla valorizzazione di castagni di pregio nei territori tra Trontano, Valle Vigezzo e Valle Cannobina, con il coinvolgimento di partner svizzeri, nello spirito della collaborazione transfrontaliera.
L’evoluzione della coltivazione del castagno tra il Lago e le Alpi
Tra XI e XIII secolo ha inizio la coltura sistematica del castagno, che andò estendendosi progressivamente Nel XV-XVI secolo il popolamento delle valli interne del Verbano e dell’Ossola raggiunge il suo picco massimo Dopo una contrazione dovuta alla piccola era glaciale (XVI-XVII sec.), la coltura del castagno riprenderà alla fine del XVII e nel XVIII secolo con una ripresa estensione dei castagneti da frutto a scapito dei querceti e dei castagneti cedui Nel XIX secolo, epoca della rivoluzione delle strade che permettono l’afflusso di prodotti cerealicoli dalla pianura e di diffusione della patata, vede l’inizio della crisi del castagno da frutto che conserva ancora un ruolo importante nell’alimentazione contadina, ma non più centrale come ammortizzatore delle crisi cerealicole. La crisi definitiva della coltura del castagno da frutto avviene nel secondo dopoguerra
Trontano
Interventi realizzati
È stata eseguita la potatura di una ventina di esemplari, parte di una antica selva castanile limitrofa al paese e alla stazione ferroviaria
Valle Vigezzo
Per quanto riguarda la produzione quantitativa di castagne un’importante documentazione sono i dati relativi alle quantità raccolte in dieci anni tra il 1780 e il 1789 e pubblicate da Carlo Cavalli (Cenni statistico-storici della Valle Vigezzo Torino, 1845). I dati sono espressi in staia. Uno staio (misura di capacità per le materie asciutte propria dell’Ossola superiore tra Settecento e Ottocento) corrisponde a decalitri 3,249620.
Le 4302 staia di castagne prodotte in Valle Vigezzo nel decennio corrisponderebbero a 139.680 litri. Non è tuttavia il dato assoluto quello di rilievo, quanto l’apporto dei singoli comuni al totale, in quanto indicativo della distribuzione territoriale dei castagneti da frutto. Coimo, con 1200 staia, da solo copriva quasi un terzo della produzione dell’intera valle. Gli altri paesi che contribuivano considerevolmente erano Toceno (800 staia), Villette (600 staia), Vocogno (550 staia).
Coimo
Il paese è contornato da antiche selve castanili ora invase dal bosco. Sono presenti numerosi esemplari di grandi dimensioni. Il paese è raggiungibile in auto, a piedi da Sagrogno, a piedi o in bicicletta da Sasseglio (pista ciclabile).
È stato possibile intervenire con la potatura di un grande castagno a monte del paese, e la pulizia dalla vegetazione invasiva.Sagrogno
A monte del paese, raggiungibile in auto, a piedi da Druogno o in treno, un maestoso castagno di oltre 13 metri di circonferenza rappresenta un vero monumento alla civiltà del castagno. La maestosità dell’albero è stata valorizzata da interventi di pulizia della folta vegetazione infestante.Orcesco
Un castagno di quasi 8 metri di circonferenza in buono stato di conservazione è collocato a monte del paese, su prati falciati. Si tratta di un esemplare tra i meglio conservati. Sono stati realizzati interventi di potatura.
Re e Villette
Tra Villette e Re numerosi castagni e parte delle antiche selve castanili sono ancora in buono stato di conservazione. A Villette, un piccolo museo etnografico (la “Ca’ di Feman”) conserva inoltre reperti significativi legati alla civiltà del castagno. Sono stati realizzati interventi di potatura a carico di dieci esemplari a Villette e di due esemplari a Re, uno di quali lungo la mulattiera che sale a Villette.
Si consiglia la salita a Villette da Re (raggiungibile in treno) lungo l’antica mulattiera, percorribile anche in bicicletta.
La coltivazione del castagno in Valle Cannobina
Orasso
Da Orasso (690m) su mulattiera e sentiero ben segnato si sale in poco più di un’ora a Monte Vecchio (1076m), attraversando una antica selva castanile tra le più vaste presenti a livello provinciale. Ormai invasi dal bosco, un grande numero di antichi castagni, molti anche di dimensioni ragguardevoli, rappresentano la memoria della grande importanza economica che la castagna ebbe per la valle nel passato.
Piazzola
Da Socraggio (485m), una mulattiera in pietra sale al Monte Piazzola (680m), piccolo nucleo rurale trasformata oggi in Centro di Educazione Ambientale. Qui, nell’ambito del progetto Interreg IIIA “Di Monte in Monte”, una serie di interventi mirati permettono la fruizione del patrimonio architettonico (abitazioni, stalle, fienili, una grà) e naturale a fini educativi. Una serie di pannelli divulgativi consentono la visita autoguidata al Centro. A carico dei di una decina di castagni di pregio si è provveduto alla potatura e all’eliminazione della vegetazione arbustiva ed arborea infestante.
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