La canapa PDF Stampa E-mail
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Scritto da Paolo    giovedì 20 dicembre 2007

La canapa (u cávan) è stata, in passato, una coltura molto diffusa in queste valli, ma ormai abbandonata da anni, da quando le leggi dello stato l'hanno vietata nel 1990. Già alla fine degli anni sessanta, tuttavia, la sua coltivazione divenne più rara; solo Gurro ne produceva ancora in quantità.

La macerazione della canapa
La macerazione della canapa
La canapa veniva seminata ad aprile e raccolta ad agosto; le piante, strappate, erano riunite in piccoli mazzi e poi messe a macerare, per facilitare il distacco della parte esterna del fusto. La macerazione in buche delimitate da pietre e alimentati da sorgenti o riali, durava una decina di giorni.

I mazzi venivano, poi, messi ad essiccare al sole. Seguiva l'operazione di eliminazione del fusto legnoso: era dapprima strappato con le mani e poi rimosso completamente battendo i fusti con un pestello di legno nelle pile.

La canapa era allora pronta per la pettinatura, operazione che serviva per separare le fibre fini (arista) da quelle grossolane (stupa), la prima usata per la tessitura e la seconda per la filatura. La prima lavorazione ad essere abbandonata fu quella della tessitura; era un lavoro riservato agli uomini, a differenza di tutte le altre operazioni finora descritte.

Con la canapa si producevano tessuti di varia grossezza per la biancheria, ma anche spago con il quale venivano trapuntate le suole dei Pedü, le calzature tradizionali. Gli scarti non venivano sprecati; le parti legnose, non adatte alla filatura, venivano usate per accendere il fuoco.

Telaio
Telaio
Di questa tradizionale coltura e delle lavorazioni ad essa collegate resta ormai poco; si conservano nel museo di Gurro alcuni attrezzi e un telaio. Sono poi riconoscibili alcuni marcitoi, e nelle vie dei paesi, ad esempio a Crealla, si trovano ancora delle pile.

Ultimo aggiornamento ( venerdì 04 gennaio 2008 )  
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