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I costumi tradizonali |
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L' Abito tradizionale, un passato segno distintivo delle donne delle valli, è stato, oggi, quasi completamente abbandonato. Non è, tuttavia, così raro incontrare, fra le strette vie di alcuni paesi, donne che ancora portano i caratteristici costumi; spesso si tratta di persone anziane per le quali le tradizioni e gli usi di un tempo fanno ancora parte integrante della vita quotidiana.
Il costume tradizionale, anche se con alcune varianti, si componeva essenzialmente di una veste in cotone, o lana e cotone, formata da una gonna ricca e pieghettata sul dietro e da un bustino chiuso sul davanti, entrambi generalmente di colore scuro. Sotto si indossava una sottoveste in cotone ed una camicia, in origine in tela di canapa (tela da cà). Sopra l'abito era poi legato un grembiule, arricciato in vita. Appoggiato sulle spalle si portava uno scialle.
Un fazzoletto sul capo, legato dietro la nuca, completava l'abbigliamento.
In alcune località venivano indossati anche zoccoli in legno di ontano.
L'abito femminile, assai simile nelle valli, presentava tuttavia particolari differenti in ogni paese tanto che, al sol guardarla, non era difficile riconoscere la provenienza di una donna; così se da un lato l'abito era segno di appartenenza al territorio della valle, dall'altro era anche un modo di esprimere l'amore e l'orgoglio campanilistico per il proprio paese. Perfino i termini che designavano le varie parti del vestito si differenziano da paese a paese.
La veste segnalava non solo la provenienza ma anche l'età e l'appartenenza ad un determinato stato sociale; la donna nubile si distingueva in alcuni casi, infatti, dalla sposata ad esempio per i colori delle vesti, in genere più chiari per le donne giovani.
In Valle Cannobina la gonna della veste arrivava poco al di sotto del ginocchio, molto ricca, soprattutto a Gurro, dove si impiegavano per la sua realizzazione anche 5 metri di stoffa. Sempre a Gurro, dove il costume è forse il più curato e particolare della valle, la sottogonna, era un vero e proprio indumento a parte, rifinito e studiato nei minimi particolari; le donne infatti, spesso, durante i lavori quotidiani, alzavano grembiule e veste mettendo in mostra questa seconda gonna.
Completava l'abito un giacchino nero a manica lunga, chiuso sul davanti, accollato od ornato sulla scollatura da un triangolo di tessuto diverso o di pizzo; a Falmenta era spesso in velluto, come di tessuto più pregiato potevano essere altri parti dell'abito, ed era decorato con bottoni dorati o di vetro.
Ornavano le spalle delicati scialli realizzati in filet di colore bianco tranne a Gurro dove le donne ne indossavano di molti e vivaci colori.
Il fazzoletto in lana con fiori su fondo nero e lunghe frange, annodato dietro la nuca o appoggiato sul capo era l'unico pezzo del costume a non essere realizzato in casa, ma acquistato già confezionato.
Anche nelle calzature Gurro si distingueva; i pedu erano infatti più alti.
Infine venivano indossati semplici monili, collane ed orecchini.
L'acconciatura tradizionale era costituita da trecce fissate al capo con spilloni.
In Valle Vigezzo l'abito tradizionale si caratterizzava per una semplice eleganza; era realizzato in cotone di colore scuro ed il corpetto aderente,senza maniche, era stretto con nastri sul davanti. Sopra l'ampia gonna si indossava un grembiule più corto, talora con orlo a smerli. Sotto il corpetto le donne portavano una camicia ricamata a maniche lunghe. Il capo era coperto da un fazzoletto di damasco. Il costume vigezzino, sia maschile che femminile, e la sua evoluzione nel tempo sono documentati storicamente fin dal XVI secolo, grazie a rappresentazioni pittoriche.
A differenza che in Valle Cannobina si hanno notizie anche di un abito più elegante portato dalle signore, che si differenziava essenzialmente per l'uso di tessuti e ornamenti pregiati; l'abito, in seta di damasco con profili dorati, era costituito da a una gonna ampia, pieghettata sul dietro, e da una pettorina aderente, sotto la quale si portava una camicia in tinta o in colore contrastante, decorata con pizzi Valenciennes. Un grembiule, in seta colorata, completava l'insieme.
Sopra il foulard le signore vigezzine portavano un cappello di paglia ad ampia tesa con nastri e fiori colorati; erano in uso anche mezzi guanti in seta o lana. Al posto dei pedü o degli zoccoli indossavano, poi, scarpe con eleganti fibbie d'argento. Infine le spalle erano coperte da ampi scialli di cachemire o di seta. I monili, ornamenti preziosi provenienti dall'estero, venivano spesso sostituiti da collarini in tessuto con crocefissi in oro o granato.
Per gli uomini in costume era costituito da pantaloni in velluto o fustagno marroni, nero o verde ed una fascia rosso o blu intorno alla vita. Sopra indossavano una camicia di tela bianca ed un bianco di lana filettato in rosso o verde. Il cappello era in feltro marrone o nero con cordoncino rosso.
Nelle valli ticinesi dell'Onsernone e Centovalli il costume femminine era semplice e modesto nella foggia e nei colori.
L'abito era costituito da un corpetto a manica lunga e una gonna arricciata di colore scuro con piccoli fiori,che scendeva fino ai piedi. Sopra si indossava un grembiule.
Sulle spalle uno scialle completava l'abito. Il capo era coperto da un fazzoletto.
In particolare in Onsernone l'abito era arricchito da cappello in paglia con ampia tesa, prodotto dell'artigianato locale. Nella valle, infatti, fin dalla fine del XVI secolo, era in uso la coltivazione della segale per la produzione della paglia che qui veniva anche intrecciata.
La lavorazione della paglia condizionò in parte anche il costume femminile: l'ampio grembiule, tipico dei costumi di queste valli, serviva, infatti, alle donne onsernonesi anche a contenere la paglia che esse intrecciavano persino camminando. A differenza dei cappelli, i tessuti utilizzati per confezionare gli abiti venivano acquistati nei mercati, cosa non frequente nelle valli del locarnese dove le stoffe venivano tessute in genere nelle valli.
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