Percorso case decorate

Le tecniche decorative

Tra le tecniche decorative più antiche l'affresco è di gran lunga il tipo più duraturo nel tempo ma presuppone una lavorazione complessa che prevede una serie di fasi esecutive: viene, dapprima, steso uno strato di intonaco (arriccio) sul quale si disegna la traccia del dipinto e successivamente si stende un nuovo strato di intonaco fine sul quale, prima che secchi, si realizza l'opera definitiva con pigmenti stemperati in acqua o in latte di calce. L'intonaco, a base di calce, quando asciuga, grazie ad un processo chimico, “ingloba” la pellicola pittorica e la fissa in modo duraturo. La lavorazione non consente ripensamenti e deve procedere per parti in modo da dipingere sempre sull'intonaco umido.

Casa Borgnis-Bolongaro
Casa Borgnis-Bolongaro

Tra seicento e settecento si diffuse un'altra tecnica di affresco con pigmenti legati da caseina; i colori si possono usare sia sull'intonaco umido che su una imbiancatura a calce non ancora asciutta.

La tempera è una modalità molto più semplice per dipingere le facciate: dopo avere preparato il supporto, eventualmente stendendo uno strato di intonaco fine, sulla superficie asciutta si traccia lo schizzo della decorazione e poi si procede all'esecuzione usando colori i cui pigmenti sono stemperati in liquidi dalle proprietà leganti. Nel passato tali leganti erano tuorlo d'uovo, albume, latte, lattice di fico.

Legata alla tecnica dell'affresco vi è anche quella del graffito che ne è una versione particolare in quanto il disegno emerge dalla rimozione di parti di un sottile strato di intonaco dipinto a tinta uniforme che ne lascia emergere uno sottostante di colore contrastante. In genere è una modalità decorativa usata tra medioevo e rinascimento che fu, poi, ripresa tra fine ottocento e primi del novecento in consonanza allo stile architettonico eclettico che a quelle epoche si ispirava. Talvolta, invece, la tecnica del graffito è impiegata per sottolineare e evidenziare le decorazioni e diventa una semplice incisione che dà risalto ai bordi di un motivo decorativo.

 

Valle Vigezzo

La più importante peculiarità dell’architettura vigezzina, unitamente all’univoco utilizzo della pietra sia per le strutture sia per le coperture, è l’utilizzo della pittura sulle facciate, cioè, in definitiva, il fatto che la Valle Vigezzo presenti un’architettura dipinta.

Casa con il portale decorato
Casa con il portale decorato
Tale caratteristica dona ai singoli edifici e agli abitati nel loro complesso un aspetto elegante e raffinato, difficilmente rintracciabile in altre aree alpine italiane.

L’uso della pittura aveva la precipua finalità  di rendere più complessa una facciata di per sé semplice ed austera; infatti, dipinti erano i cantonali, il collarino delle finestre, la fascia marcapiano.

Contemporaneamente a questa funzione, la pittura ne svolgeva un’altra svincolata da esigenze pratiche: quella dell’abbellimento. Infatti, sempre più frequentemente nel corso del tempo, il collarino si ampliava accorpando motivi decorativi vegetali, oppure figurava arzigogolati finti stucchi.

Un’altra modalità di utilizzo della pittura, questa volta a scopo devozionale, era l’abitudine di chiamare pittori noti o meno noti ad affrescare in facciata dipinti a tema religioso: Annunciazione, Vergine Immacolata, Crocefissione.

Casa con i vasi di fiori
Casa con i vasi di fiori
Tra i numerosi esempi presenti in tal senso sul territorio, da non perdere per l’eccezionalità dei particolari sono:

  • Casa Mattei ad Albogno, comune di Druogno
  • Casa Simonis a Buttogno, comune di Santa Maria Maggiore
  • Ex Albergo Casa Mellerio e Casa con portale dipinto e San Giovannino a Craveggia 

Il percorso si snoda lungo la valle intera, perché la principale caratteristica storico-estetica di questo territorio è la sua elegante architettura “dipinta”. Non potendo, per ovvi motivi di spazio, segnalare tutte le belle case signorili presenti, si presentano qui di seguito quelle più significative per tipologia, ricchezza decorativa o eccentricità dei particolari. La Valle Vigezzo, nel corso della sua storia, si è affrancata da un’economia prettamente agro-pastorale attraverso una diversificazione delle attività lavorative, ottenuta anche attraverso l’emigrazione.

Chi lasciava la Valle per andare a lavorare nelle città, italiane e straniere, per fare commercio, per praticare il mestiere di spazzacamino, fumista o pittore, spesso tornava in valle con una diversa consapevolezza e portatore di esigenze culturali più complesse, elaborate in città, lontano dal paese natìo.

Casa Mattei
Casa Mattei
La ricchezza finanziaria e culturale insieme con la diversa e approfondita esperienza lavorativa maturate dagli emigranti, diventavano una fonte di elevazione economica e culturale per tutta la valle: le case signorili costruite in Valle a partire dal Settecento ne sono l’aspetto più evidente.

Esse esprimono un equilibrio di raffinatezza e funzionalità veramente raro.

  

Cannobio e la Valle Cannobina

La tradizione di decorare le facciate delle case e dei palazzi è molto radicata nelle terre di Cannobio e della Valle Cannobina. Se nelle zone montane si tratta soprattutto di dipinti a carattere religioso e votivo e di semplici ornamentazioni attorno alle finestre, a Cannobio le decorazioni sono più articolate e spesso occupano intere facciate già dall’epoca medioevale come nel Palazzo Zoppi (a Cannobio in via Mantelli) la cui facciata è impreziosita da un decoro a graffito a rombi.

Non sono molte le facciate dipinte più antiche giunte fino a noi, sebbene, ne restino eccellenti esempi a Cannobio In P.za V. Emanuele III. Più numerose le facciate dipinte risalenti al XIX e XX secolo sia perché più vicine temporalmente a noi sia perché molti edifici, seppure più antichi, ci sono pervenuti nella veste che hanno assunto in quel periodo. Tra la seconda metà dell’800 ed i primi del ‘900 le rive del Verbano divennero metà preferita di villeggiatura delle ricche famiglie lombarde e piemontesi che si fecero costruire numerose dimore immerse in lussureggianti parchi. Gli stili con cui vennero realizzate sono molteplici: a partire da quello neoclassico, delle più antiche, fino allo stile floreale passando per quello eclettico (neomedioevale, neorinascimentale e degli chalets alpini).

Villa a Cannobio
Villa a Cannobio

Tra di esse molte vennero arricchite di decorazioni pittoriche sia in forma di cornici attorno alle aperture o sottogronda sia con ornamentazioni su ampie superfici anche con effetti a “trompe l’oeil”. Nel 1885, inoltre, a Cannobio la Società di Mutuo Soccorso creò una Scuola d’Arti e Mestieri che, con uno specifico corso di disegno, formò una vasta schiera di decoratori e pittori; dei 3150 allievi che frequentarono i corsi tra il 1885 e il 1931 ben 780 provenivano da Sant’Agata, Ronco, Cinzago, Campeglio, Socragno e S. Bartolomeo. Essi trovarono occupazione sia in zona che nelle grandi città italiane ed europee e lasciarono nei paesi d’origine numerose testimonianze della loro professione. L’uso non si è perduto ed ancora oggi le facciate di molti edifici vengono recuperate o decorate ex novo riproponendo motivi ornamentali che si rifanno alla tradizione ottocentesca. I nuclei più propriamente montani non annoverano molti edifici con decorazioni parietali di grande respiro ma per lo più dipinti con soggetti religiosi in nicchie o sulle facciate. Alcuni esempi di apparati decorativi complessi sono tuttavia interessanti: la villa “La solitudine”, lungo la provinciale nei pressi di Lunecco (seconda metà dell’800); la casa posta nella parte più alta di Gurrone e due osterie a Falmenta, nonché la facciata del museo etnografico a Gurro.

L’itinerario proposto prevede spostamenti in auto e soste per brevi passeggiate a piedi nei centri abitati. La partenza è da Cannobio in direzione nord, toccando Ronco S. Agata, Cinzago, e la strada statale 34.

  

Suggerimenti per una gita oltre confine

Come già ricordato per Cannobio e la Valle Cannobina gli apparati decorativi più articolati sono fenomeni che maggiormente si riscontrano nei territori costieri del lago mentre nelle valli la decorazione si semplifica riducendosi a filetti attorno alle aperture o concentrandosi in dipinti di carattere votivo in nicchie o su superfici limitate delle facciate. Volendo approfondire il tema delle facciate decorate si può fare un’interessante sosta ad Ascona per ammirare la casa della famiglia di pittori Serodine ornata a stucco da Giovanni Battista nei primi del XVII sec. e la casa cinquecentesca, in via Albarelle, con un bell’apparato decorativo a graffito geometrico.

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A Locarno, poi, è possibile fare una suggestiva passeggiata nel nucleo antico della città, posto a nord ovest di P.za Grande; numerosi palazzi e case raccontano la passione per la decorazione delle facciate che ha animato gli abitanti della città. La gran parte degli edifici hanno apparati decorativi che risalgono al periodo che va dal XIX – ai primi del XX secolo. Le vie che maggiormente offrono spunti di visita sono via Motta, via Cittadella, via S. Antonio fino alla omonima piazza, via Borghese e via Torretta, ma numerosi altri esempi si possono scoprire lasciandosi guidare dalla curiosità.

Tra gli edifici più interessanti si possono annoverare quello seicentesco con portico e loggia in p.za Grande che ha un decorazione bicroma risalente alla fine dell’800, il palazzo neorinascimentale (Torretta Manor) in via Torretta con dipinti che fingono pietra, mattoni, stucchi e graffiti e riprendono stemmi e motivi decorativi antichi.

Da segnalare, sebbene non per la soluzione di facciata, la decorazione, eseguita ad affresco con stemmi nobiliari ed elaborate greche, del XVI secolo, che si trova nell’atrio della “Casa del Negromante” (XIV sec.), in via Borghese, che rende l’idea di come potessero essere le facciate cinquecentesche.