Vita d'alpeggio (ieri e oggi) |
Una natura addomesticata secoli. Prati da sfalcio Salendo di quota diminuisce la lunghezza del periodo vegetativo e le condizioni climatiche si fanno più severe. Dai prati di fondovalle, dove il foraggio è falciato più volte, il numero di tagli diminuisce fino ad uno solo estivo alle quote maggiori. Con l’altitudine diminuisce la quantità di foraggio prodotto, compensato però dall’aumento in proporzione di semi e frutti prodotti dalle piccole piante in rapporto alle parti fogliari: meno foraggio quindi, ma di ottima qualità. Pascoli La composizione floristica di questi ambienti è caratteristica, ed è condizionata dalle azioni di brucatura e di calpestamento da parte del bestiame: vi ritroviamo specie ben conosciute agli alpigiani o ai frequentatori di sentieri di montagna. Molte sono le graminacee, come la Fienarola delle Alpi (Poa alpina), la Codolina alpina (Phleum alpinum), o la Festuca rossa (Festuca rubra). Accanto a queste piccole piante poco vistose ma di grande valore pabulare compaiono specie più appariscenti, come il Trifoglio alpino (Trifolium alpinum), meglio conosciuto come zampa di gallina, il Raperonzolo (Phyteuma), l’Arnica (Arnica montana), e le genziane (Gentiana acaulis e Gentiana purpurea), il Ginestrino (Lotus corniculatus), il Millefoglio (Achillea millefolium), la Crepide dorata (Crepis aurea) o la profumatissima Nigritella (Nigritella nigra). Importanza particolare nella gestione dei pascoli assume il Nardo (Nardus stricta), una piccola graminacea che ha la caratteristica di formare cespi compatti e di essere molto resistente al calpestamento. In caso di carichi di pascolo mal distribuiti nel tempo e sulle superfici tende a svilupparsi, rubando spazio alle altre specie e impoverendo il valore nutritivo del pascolo. L’abbandono: una natura minacciata Paradossalmente, proprio oggi, quando l’uomo rappresenta su scala globale una minaccia per gli equilibri naturali, nelle vallate alpine è invece l’abbandono dell’agricoltura di montagna a “minacciare” questi ricchi habitat, oggi in continua regressione. Su tutte le Alpi la diminuzione dei capi di bestiame porta a cambiamenti significativi della flora dei pascoli, e i boschi riprendono il sopravvento, mentre a seguito dell’abbandono dello sfalcio prati ricchissimi scompaiono di anno in anno. Nel tentativo di preservare questi ambienti “seminaturali” in Svizzera gli habitat prativi o di pascolo più significativi o ricchi floristicamente sono stati censiti in un “Inventario dei prati e pascoli secchi di Importanza Nazionale”. Le superfici più pregiate sono state cartografate, analizzate e beneficiano della protezione prevista da un’importante legge elvetica sulla protezione della natura e del paesaggio. Grandi sforzi nella direzione del recupero di questi ambienti dall’abbandono sono stati fatti anche in Italia, sia nel Parco Nazionale della Val Grande, sia nella Comunità Montana Valle Vigezzo, attraverso interventi a sostegno dell’agricoltura di montagna, con ripristino di alpeggi e pascoli abbandonati, e con incentivi agli alpigiani. |